VIAGGIARE IN INDIA DA SOLA

A tutti coloro che dicevo che sarei partita per l’India da sola mi guardavano con gli occhi sgranati come se stessi per commettere un reato.
Non sapevano che viaggiare in India da sola era un mio grande desiderio e che si sarebbe rivelato uno dei viaggi più belli della mia vita.

Sono una viaggiatrice e la maggior parte delle volte, volo per il mondo con il mio compagno, il Kili, ma ci sono alcune mete che mi richiamano proprio così, in solitaria, e l’India era una di queste.

È stato proprio uno di questi viaggi in solitaria che mi ha cambiato la vita per sempre, la mia avventura in Africa, per leggere il mio “diario emozionale” puoi cliccare qui.

Viaggiare in India da sola, da Nuova Delhi al Taj Mahal

Viaggiare in India

Viaggiare in India, prima tappa, Nuova Delhi

Il mio diario di viaggio inizia da Nuova Delhi, la mia prima tappa.
Inebetita dal jet-lag mi fiondo nel traffico di Nuova Delhi che mi accoglie subito fuori dall’aeroporto.

La mia guida per Delhi è splendida, il suo nome è Raj.

Anche il mio autista è meraviglioso, un omino paziente e simpatico, mi sfugge il nome ma che importa, ci facciamo di quelle risate nel traffico, è stupito che per me sia caos.

Sbrigate le prime commissioni come soldi, scheda per il telefono e bagagli in hotel, parte il mio tour.

Prima tappa del mio viaggio in India è la parte antica di Nuova Delhi, chiamata appunto Old Delhi.

Ok, aveva ragione il mio amico autista, viaggiare in India è sinonimo di traffico!

Nuova Delhi, Jama Masjid

Arrivati, visito la moschea Jama Masjid, una delle più importanti dell’intera India.

Quello che mi accoglie è meraviglioso, mi tolgo le scarpe ed entro nel cortile di questa meravigliosa struttura.

La foschia perenne sopra le nostre teste rende tutto ancora più mistico,vari stormi di uccelli volano e a me sembra di sognare.

I raggi del sole che fanno fatica ad entrare carezzano la struttura musulmana, i volti dei bimbi con gli occhi di un nero profondo e i colori sgargianti degli abiti delle loro madri.

Mi concedo qualche minuto e scatto molte foto.

Nuova Delhi, Gandhi Garden

Gandhi Garden, il vero nome è improponibile per la mia memoria, ma questo spazio verde così famoso e venerato, lo riuscirete a trovare, non preoccupatevi.

Qui trovo pace.

Una distesa verde smeraldo con al centro un fuoco circondato da fiori colorati e alberi lasciati al decorso naturale della loro vita.

Tolgo le scarpe anche qui, un rito che mi piace tantissimo perché percepisco di vivere il luogo in maniera nuda e cruda, è un segno di rispetto grande e questo mi colpisce.

Scatto alcune foto poi la mia pace viene interrotta da mille giovani, uomini e donne, tra questi anche un ufficiale della polizia con il figlio, che mi chiedono di scattare foto insieme a loro.

All’ennesimo ragazzo chiedo quale sia il motivo di tanto entusiasmo nei miei confronti, mi risponde che oltre ad essere bianca, e quindi diversa da loro, dice che assomigli ad un’attrice indiana, le mie risate, a questa frase, escono inevitabilmente.

Riguardo al chiedermi foto per la mia pelle bianca, ecco questo mi stupisce e mi fa riflettere, la necessità di avvicinarsi al diverso e la voglia di conoscerlo, questo in Italia è molto raro, dall’India, spero di impararlo bene per portarlo a casa come souvenir.

Viaggiare in India, il mio primo tempio Sikh

Finita la visita e le foto, ritorno alla mia macchina dove mi aspetta il mio amico che adesso mi porta in uno dei più imponenti tempi Sikh dell’India.

Indosso il mio copricapo, tolgo le scarpe, le calze ed entro.

Viaggiare in India vuol dire visitare molti luoghi di culto, abituatevi a togliere le scarpe.

Si rivelerà anche questo, un gesto pieno di significato.

Una vera magia.

Il bianco e le decorazioni a mosaico mi invadono gli occhi.

I canti e l’odore di legna bruciata mi riempiono i polmoni.

L’acqua che scorre attorno e l’oro delle cime del tempio mi illuminano.

In silenzio mi godo la vista dall’esterno e dall’interno dopodiché mi siedo ai bordi di questa immensa piscina dove uomini donne e bambini si avvicinano per bagnarsi il volto, mi siedo ed osservo tutta questa bellezza.

Un luogo mistico, tutto da conoscere ed assaporare.

Ho provato delle sensazioni indescrivibili in quel momento, quel momento in cui, l’India che avevo da sempre sognato, scorreva dentro di me.

La fine del mio primo giorno in India

Nella strada di ritorno verso l’hotel il mio amico si ferma a prendere un caffè così io ne approfitto per visitare un negozio di souvenir, ho acquistato varie tipologie di tè.

Mi faccio una bella doccia ed attendo la cena.

A cena fuori in tuk tuk

Raj, il ragazzo che mi ha accolto in aeroporto, mi porta a cena in un locale tipico, ho assaggiato il vero pollo al curry, mamma mia quanto piccava e delle alette di pollo in una salsa alla menta, davvero squisite e incredibilmente no spicy 🙂

Ci muoviamo con il tuk tuk, il mio primo, e devo dire che nel traffico è stata una vera esperienza anche questa, sfrecciano come fulmini!

Ritorno in hotel inebetita dalle le emozioni che ho provato oggi e sono davvero grata per tutto questo.

Viaggiare in India

Viaggiare in India, da Nuova Delhi a Jaipur

Con Jaq, il mio amico autista, da Nuova Delhi ci siamo diretti verso Jaipur, la capitale del Rajasthan.

Quasi sei ore di macchina che mi hanno fatto fare il pieno di scimmie dato che il martedì, a detta del mio amico, è il giorno del mercato delle banane, di elefanti, cammelli e mucche e per questo attraversavano la strada a loro piacere provocandoci delle grasse risate cammin facendo.

Ci siamo fermati solo una volta e a bordo dell’autostrada mi sono gustata un buon black marsaala tea, tipico in India, e fatto i primi acquisti indiani (ho trovato il Piccolo Principe in lingua hindi, adesso posso morire felice).

Arrivo a Jaipur

Arrivati a Jaipur ci siamo fermati per pranzo e subito dopo ho vissuto un’esperienza pazzesca.

Sono salita in una specie di risciò a tre ruote e un signore mi ha fatto fare un giro per vedere dall’esterno la città vecchia,.

Ovviamente in mezzo al traffico, rischiando la vita svariate volte 🙂

Ma è stato troppo figo, ho scattato mille foto, annusato mille odori conditi sempre con un po’ di smog e visto da molto vicino mille volti, sempre sempre sorridenti.

È stato davvero incredibile.

A Jaipur tra tessuti e Saree

Nel tardo pomeriggio Jag mi ha fatto una sorpresa, mi ha presentato il primo fuori programma della giornata.

Mi ha portato in una specie di villaggio tradizionale indiano e mi ha fatto entrare in un negozio tessile magnifico.

Mi sembrava di essere entrata in un arcobaleno.

Viaggiare in India è inevitabilmente anche questo, immergersi in un tripudio di colori, odori e sapori elevati all’ennesima potenza.

L’India è così, ti travolge senza preavviso.

Sono rimasta affascinata dalla cordialità dei ragazzi che mi hanno accolto e delle donne che mi hanno presentato i loro lavori, fatti interamente a mano.

Come da tradizione, mi hanno offerto un buon tè e a cuore caldo mi sono sfogata in uno shopping frenetico.

Quando ho scoperto la cifra mancava poco a sentirmi male ma poi ho guardato le mani e gli occhi di quelle donne, ho pensato che fosse giusto così.

Sono uscita con una busta piena, una pashmina regalata e un sorriso.

Jaipur, il Palazzo dei venti

Credevo avessimo finito con la nostra giornata a Jaipur ma a quanto pare non era così.

Ci immettiamo nella strada principale e ad un certo punto Jaq ferma la macchina.

Mi riserva i soliti preziosissimi consigli sulla mia sicurezza e mi dice che posso scendere a fare le foto, rimango stupita perché non mi ero accorta di niente.

Poi ho alzato lo sguardo, così, puro ed immenso mi si presenta.

Una meraviglia che mi mozza il fiato.

Il Palazzo dei Venti.

Vorrei fotografarlo da mille angolazioni ma alla fine mi ritrovo una ventina di foto tutte pressoché identiche, a volte solo con la fotografia non riesco ad esprimere tutto il mio stupore, spero un giorno di fare meglio.

Adesso però è arrivato davvero il momento di raggiungere il mio nuovo hotel.

Un posto meraviglioso e delicato, costruito in pieno stile Mogul e pieno di decori.

Un enorme lucchetto dorato permette l’accesso alla mia camera, davvero molto carina e subito fuori dalla mia porta trovo la terrazza dell’hotel che si affaccia sull’intera città.

Poso rapidamente le mie valigie e corro fuori a fare due foto.

La sorpresa che mi regala Jaipur

È qui che accade la magia.

L’ennesima di questo viaggio che si sta rivelando davvero sorprendente.

Si affaccia una ragazza in saree e i miei occhi non fanno che sorriderle.

Decido di salutarla e attaccare bottone.

Ci presentiamo, vedo e sento che riserva la mia stessa gioia per quell’incontro e ad un certo punto, dopo aver scoperto che sto viaggiando da sola e che per la cena sarei rimasta in hotel, mi chiede se voglio andare con loro in un posto chiamato Choki Dhani, per passare la serata insieme al suo bambino e a suo marito.

Mi esplode il cuore di gioia, accetto senza pensarci due volte e corro a farmi una doccia.

Durante il viaggio in macchina ci raccontiamo le nostre vite e sembra che ci conoscessimo da sempre.

Sono immensamente grata perché mi hanno portata in un posto pazzesco che riproduceva le vere tradizioni indiane, ho montato un cammello insieme a loro figlio e ho visto come si prepara il pane Naan.

Probabilmente non ci rivedremo più in vita nostra ma sono sicura che resterà una delle esperienze più belle e significative della mia vita, una di quelle cose che rimangono nel cuore calcate per sempre.

Viaggiare in India

Alla scoperta di Jaipur, la città rosa

Mi sveglio maledicendo la suoneria che mi fa sussultare, mamma mia che sonno stamani, la sera leoni la mattina…

Mi vesto e indosso un filo di mascara, ancora con gli occhi appiccicati salgo al terzo piano dove mi hanno detto esserci la colazione.

Mio Dio!

Una vista pazzesca su tutta Jaipur mi invade gli occhi e il pizzicore dell’aria fresca di questa mattina mi svegliano davvero.

Una delle colazioni più belle della mia vita.

Mi accorgo che sono in ritardo così butto giù l’ultimo sorso di tè e scendo.

Puntuale come un orologio svizzero ecco che arriva Jaq.

Salgo in macchina e vengo invasa da un forte odore di incenso.

Si scusa molto e mi dice che ha appena terminato di fare la sua preghiera, gli rispondo con un grande sorriso e gli occhi lucidi dall’emozione.

Iniziamo la lunga giornata di oggi, non sembrava dal programma ma il mio amico, che ora è davvero tale, mi fa scoprire molti posti ancora che il tour in realtà non prevedeva.

Iniziamo così la scoperta di Jaipur, la città rosa e lo facciamo con Amber Fort che si affaccia sul lago Maota, Jaigarh Fort e Nahargart Fort, uno più bello dell’altro.

Il primo più turistico ma davvero sensazionale, gli altri meno turistici e allo stesso modo splendidi.

Cammino lungo le loro mura e mi accorgo che il sole, dietro la foschia mi ha colorato le guance.

Subito dopo pranzo ci dirigiamo verso la parte vecchia della città e visito Hawa Mahal e il palazzo della città, Jantar Mantar.

Mi soffermerei su quest’ultimo anche se fatico a trovare le giuste parole per descrivere tanta bellezza.

Architettura ricercata e ricca di dettagli, dipinti cangianti al rosa e al rosso.

Sembra di essere in un altro mondo, riempio la mia memoria della fotocamera di foto e ritorno verso la macchia.

Adoro Jag anche perché sembra essere entrato nella mia testa.

Mi riserva molti consigli per la mia sicurezza ma mi lascia libera di girare e fare cose.

Oggi ho provato anche ad attraversare la strada, non sono impazzita, qua è un’impresa titanica e mentre lo stavo facendo avevo un’adrenalina immensa ma è stato veramente troppo bello.

Il mio ultimo giorno a Jaipur non termina qui.

Altra sorpresa del mio amico.

Ci addentriamo così nelle strade più sperdute della città e Jag mi porta a visitare un laboratorio dove vengono prodotti i tappeti.

Un ragazzo mi spiega il procedimento ma io rimango letteralmente incantata sulle mani di un piccolo omino che, tutto impegnato, sta tessendo un tappeto.

Non ha mai mai distolto lo sguardo dal suo lavoro, è stato incredibile.

Proseguiamo e, sempre in un villaggio sperduto, un ragazzo sorridente mi conduce nel suo negozio.

Mi fa sedere in un piccolo sgabello di legno ed inizia a parlare delle sue spezie, credo di essere rimasta seduta ad ascoltarlo per almeno un’ora.

Mi ha colpito l’amore e la cura con cui ne parlava.

Mi ha raccontato che crea le fragranze con le sue mani.

Mi ha condotto nel suo laboratorio e lì dentro tutto trasudava storia.

Mi dice che svolgono questa attività da 74 generazioni.

Torniamo in hotel ma per la strada vedendo molte bancarelle di frutta mi viene l’acquolina in bocca così chiedo al mio amico se posso comprare delle banane, acconsente, ed è così che stasera mi concedo un po’ di relax in camera cenando con le mie banane deliziose 🙂

Viaggiare in India da sola, ecco perché

Quando le persone mi chiedono: “Noe, come è stato viaggiare in India?”, io rispondo sempre raccontando questa conversazione.

Jag: ”Tutto bene oggi?”

Noe: “Si, mi è piaciuta molto Jaipur, grazie mille Jag”

J: “Nessun problema, vuoi tornare in hotel?”

N: “Come vuoi, tu vuoi tornare a casa?”

J: “No no, tu devi decidere, sei tu il mio capo!”

N: “No Jag, io non sono il tuo capo, io sono tua amica”

Jag qui mi ha risposto stringendomi forte la mano, in India, un uomo adulto non tocca mai una ragazza a meno che non sia sua figlia, e poi, a seguito di una rumorosa esclamazione di gioia mi ha detto:

J: “È vero, siamo davvero amici”

Viaggiare in india, da Jaipur al Taj Mahal

Carico le mie valigie nella macchina che in questi giorni mi ha fatto ammirare cose mai viste prima, entrate dentro l’anima e incastonate per sempre nella stanza dei ricordi indelebili.

Partiamo verso Agra, verso il Taj Mahal e nel primo tratto di strada, quando ancora il traffico blocca il nostro tragitto, mi metto a lavorare ai ferri e Jag lo vedo incuriosito e mi chiede cosa stessi facendo.

Dopo l’ardua impresa di spiegare a Jag il lavoro a maglia, ripartiamo e non ci fermimo prima delle 3 ore di viaggio.

Tempio Hindu pieno di colori

Ci siamo fermati solo perché lungo l’autostrada (non immaginatevela come in Italia!), alla vista di un tempio Hindu pieno di colori, esclamo e Jag, senza dire niente, fa inversione a U nella corsia apposita (ecco perché vi ho detto di non pensare alle nostre autostrade) e si ferma all’entrata.

Con il naso all’insù mi meraviglio davanti a tutti quei colori, mi sembra di essere entrata, ancora una volta, nell’arcobaleno.

Tolgo le mie calzature e poggio i miei piedi nel freddo marmo, una sensazione unica, ogni volta è come la prima.

Scatto due foto all’esterno e proseguo nella lunga scalinata che mi condurrà all’interno del tempio.

Mi guardo attorno e vedo molte donne vestite di mille colori, in perfetta sintonia con la massiccia costruzione, che ruotano attorno a due specie di grandi vasi con al centro una pianta.

Effettuano rotazioni continue, si fermano soltanto per toccare la terra e per dare offerte.

Questa preghiera prosegue incessante fino a che non vado via.

Entro dall’entrata principale e il suono della campana che ogni religioso tocca prima di uscire mi frizza il cuore.

Una serie di altri mille campanellini sono attaccati al soffitto e davanti a me uomini, donne e bambini in preghiera.

Incontro una famiglia che si è fatta fare il bindi.

Credo fossero stati nonna, nonno e nipote.

Faccio loro un grande sorriso e vengo ricambiata dalla stessa gioia.

Chiedo se posso scattare loro una fotografia ed accettano subito.

Un gesto di profondo rispetto e cordialità è accaduto quando la donna prende in collo il bambino e lo porge a terra prono come per baciarmi i piedi.

Ero imbarazzata ma allo stesso tempo profondamente grata per quello che mi fosse successo, quel gesto mi ha fatto sentire profondamente al sicuro.

Da Jaipur al Taj Mahahl, fermata ad Abhaneri

Continuiamo fino al tempio successivo, Abhaneri.

Un luogo immerso nella campagna, circondato da campi di fiori gialli ed erba verde, decorato con arenaria, roccia sedimentaria di colore rosso/rosa.

Faccio alcuni giri del tempio ammirandolo dall’esterno e poi, sempre togliendo le mie calzature, entro.

Lascio un’offerta e il sacerdote mi segna la fronte con un bindi arancione (il puntolino colorato in mezzo alla fronte),.

Jag mi spiega che il colore arancio del bindi fa vedere al mondo che ho eseguito l’offertario nel luogo di culto.

Esco dal quel sito pieno di energi e proseguiamo la nostra cavalcata.

Viaggiare in India, arrivo ad Agra

Passiamo dallo stato del Rajasthan a quello dell’ Uttar Pradesh.

Arriviamo a Fatehpur Sikri e Jag mi dice che questa volta mi servirà la guida per visitare la costruzione che ha accolto una popolazione vasta di religioni e la moschea.

Non è sicuro girare essendo una donna da sola in questo luogo di culto musulmano.

Conosco così la mia guida, un signore splendido che mi spiega molte cose facendomi fare un salto nel passato vero e raccontandomi la magia di questa città reale perfettamente conservata e chiamata “città della vittoria”, che incarna l’esempio tipico di città murata moghul, in cui convivevano varie religioni.

Raggiungiamo la città murata tramite un pulmino, pago il mio ingresso e mi tuffo in quel luogo che trasuda storia.

La mia simpatica guida mi riserva oltre a molte informazioni davvero dettagliate, imparate in 30 anni di esperienza, un vero servizio fotografico, e chi lo dice che a viaggiare da soli non si hanno belle foto? 🙂

Le due ore passate lì scorrono veloci proprio come i suoi passi.

Faticavo a stargli dietro ma mi ha fatto vivere davvero una bella avventura.

Soprattutto quando siamo entrati nella moschea, Jama Mashid, appena fuori dalla città murata, conosciuta anche con il nome di Friday Mosque, ricca di dettagli che richiamano l’architettura iraniana con elementi persiani e marmo indiano proveniente proprio da Agra, lo stesso marmo con cui è stato eretto il Taj Mahal.

Avere la guida è stato FONDAMENTALE e necessario perché mi sarei davvero trovata in difficoltà con alcune persone un po’ troppo invadenti.

È stata un’esperienza meravigliosa anche perché ho donato, al tempio di Allah, i miei doni ed ho espresso i miei desideri che dovrò tenere segreti a detta della mia guida.

Ho dato il mio tessuto verde bordato d’oro al guardiano che lo ha steso nel tempio.

Mi ha poggiato dei petali fucsia nella mano destra e li ho cosparsi sopra il telo.

Poi ho legato il mio filo rosso alla fessura della finestra.

La mia mente doveva ripetere i desideri a lungo e così ho fatto, ma quando mi ha poggiato quel filo rosso nella mano, i miei pensieri si sono bloccati ed un nodo alla gola si è stretto.

ll filo rosso…

Un giorno forse vi racconterò perché sia legata particolarmente a questo simbolo, per adesso resta segreto come i desideri che ho espresso.

Finita questa visita sono ritornata con la mia guida da Jag.

Era ormai calato il sole ed ho sperimentato così cosa vuol dire guidare di notte, sorvoliamo.

Sono comunque arrivata nel mio alloggio qui ad Agra sana e salva con una scorta di naan e banane nel mio zaino, quindi, oltre che sana e salva, anche parecchio felice.

Viaggiare in India

Esplorando Agra

Stamani sveglia più paziente, alle otto apro gli occhi e mi vesto, scendo a fare colazione in questo alloggio dove credo di essere l’unica ospite, sono pronta per andare ad esplorare Agra.

Mi preparano la colazione e assaggio il naan alle patate, porca miseria se è piccante.

Stamani altro che se mi sveglio rapidamente, ero seduta di fronte all’entrata della cucina e a discapito dell’odore rimasto sui miei vestiti io ero super felice.

Mi è piaciuto osservare il signore che mi stava preparando le cose ai fornelli, ad un certo punto si è messo anche a canticchiare, troppo figo.

Finisco la colazione e con calma mi avvio verso la macchina, Jag mi stava aspettando e così ci siamo diretti immediatamente verso il forte di Agra.

Mi accoglie un grande edificio in arenaria rossa con due colonne ai lati dell’entrata, decorate a mosaico, lo supero e mi trovo il forte.

Varie fessure con ghirigori sono protagoniste delle mie foto, ma ad una certo punto proseguendo verso l’interno del forte, ecco varie costruzioni fatte con un accecante marmo bianco in contrasto con l’arenaria rossa, è subito meraviglia!

Passeggio e scatto foto, è stata davvero una fantastica visita.

Dopo aver terminato con il forte è ora di pranzo e dopo aver mangiato rientro in hotel.

Oggi, come mi ha detto Jag, è un giorno lazy, tutto deve avvenire con calma e con relax perché domani la mia sveglia suonerà all’alba, il Taj Mahal mi sta aspettando.

Viaggiare in India e sposarsi con il Taj Mahal

Viaggiare in India per me ha significato tante cose ma una in particolare ha segnato la mia avventura.

È come se stesse per avvenire una ricorrenza importante, come un matrimonio, sono necessari tutti i preparativi e io li sto seguendo tutti.

Il mio giorno speciale sta per succedere, sono vicina alla mia prima delle sette meraviglie del mondo.

Per un viaggiatore, questo, è davvero un giorno che ricorderà negli anni a venire, proprio come un matrimonio o la nascita di un figlio.

Non sto esagerando, il mio cuore e la mia anima si stanno preparando, sta per accadere qualcosa di molto grande.

Mi sveglio, indosso il mio Kanken e riparto.

Prima per però Baby Taj

Jag mi accoglie nella sua macchina, puntuale come sempre, prima destinazione, Baby Taj.

Entro al gate e mi appare così, senza preavviso, non dietro l’angolo ma così, davanti, e mi schiaffeggia il cuore.

Vengo assalita da un brivido ricordando la sua storia e incredula adesso mi ritrovo proprio qui davanti.

Il bianco mi acceca e le decorazioni mi rapiscono, tolgo le mie scarpe e inizio a passeggiare.

Fotografo come se non ci fosse un domani questa tomba così affascinante e ricca di storia.

Dopo un tempo che non percepisco, torno alla macchina, non riesco a spiegare a Jag la mia emozione così mi limito a dire che è stato bellissimo.

Jag però ha in serbo un’altra sorpresa per me.

Mi piacciono le sue sorprese perché ogni volta mi fanno vivere qualcosa di veramente profondo.

Infatti, non mi sbagliavo…decide di farmi visitare i giardini sul retro del Taj Mahal.

Sono le ultime due parole che cancellano tutto nella mia mente e mi fanno sussultare, mi suonano come un’eco nella testa, provo a realizzare che, seppur da dietro, lo vedrò davvero, per la prima volta.

Senza parole.

Appena in tempo per comprare il biglietto prima della chiusura del gate.

Cammino in questo verde spazio che assomiglia più ad un frutteto, costituito da alte piantagioni ai lati.

Capisco che Lei, apparirà tra qualche passo, proprio lì, dietro l’angolo.

Le mie mani smettono di ticchettare sulla tastiera.

Non trovo le parole, forse non esistono, io non lo so, ho attraversato tutto il giardino quasi correndo, ero inebetita da quella vista.

Ho raggiunto il muro più vicino e mi sono fermata.

Non credo sia successo ma la mia sensazione è stata quella di una brezza fresca sul viso.

Ho chiuso lentamente gli occhi e una lacrima ha inumidito le mie ciglia.

Ho respirato profondamente e li ho riaperti.

C’era molta gente ma a me si sono azzerate tutte le voci.

Credo di aver avuto la sindrome di Stendhal, non ricordo dopo quanto tempo sono riuscita a tornare vigile, ma in quel momento, giuro, mi sembrava di essere appena uscita da un vortice, mi siedo un attimo, sempre con gli occhi puntati e provo a realizzare.

Sono davvero io, sono davvero qui in India e quello davanti ai miei occhi è il Taj Mahal.

Non sapevo come condividere tutta quella sacchettata di emozioni.

La prima cosa che faccio è stata aver tirato fuori il telefono ed aver videochiamato Matteo, dovevo per forza regalargli quella sorpresa, poi ho fatto la stessa cosa con mia mamma e mia sorella, sapevo che mio babbo era al lavoro, e poi la Stefi e la Lela, le mie amiche da sempre.

Non ho contato il tempo ma il tramonto mi ha detto che era l’ora dei saluti, fortuna non era un addio.

Viaggiare in India e incontrare il Taj Mahal

5:15, suona la sveglia qui in India ma stamani non ho sonno, salto giù dal letto, letteralmente.

Mi vesto a modino e mi trucco, il mio solito mascara.

Indosso la mia pesante mantella di lana, credo che fuori faccia davvero fresco, e il mio zaino con macchina fotografica e rupie all’interno.

Fuori è buio e salgo rapidamente in macchina dove Jag e la mia guida mi stanno attendendo, si, ho richiesto la guida per questa mia ultima tappa, sentivo che era giusto così.

Oltre che narrarmi la storia mi ha anche riservato preziosi consigli.

Arriviamo al gate ancora chiuso e attendiamo.

Non tiro fuori il telefono, ho solo la mia macchina fotografica attaccata al collo.

Sono la terza e dietro di me la prima centinaia di persone che il giorno 22 Dicembre 2018 in India, ad Agra, varcheranno quella porta per godere della vista di una delle sette meraviglie del mondo.

È stata un’esperienza totale e profonda, un cigolio rumoroso ci avverte che stanno aprendo le porte, numerosi controlli ci attendono e finalmente sono dentro.

Percorriamo una lunga passeggiata illuminata da piccole luci prima di arrivare lì, a quell’arco nell’area est che ci accoglierà.

La mia guida mi intrattiene all’esterno per le prime narrazioni, mi scatta una foto ed entriamo.

“Lo Stabilisco”

Sbam.

Pitturato, finemente, mi appare incorniciato dall’arco di entrata, non appare nitido ma sfumato, come un dipinto olio su tela.

Una nuvola gli accarezza le pareti e il bianco mi invade, il bianco del marmo e della nube.

Ancora il sole è timido e non appare, è troppo presto.

Non riesco bene a ricordare ciò che ho provato, ricordo bene però il nodo alla gola e la mia temperatura corporea salire e contrastare il freddo della mia pelle.

Prendo un fazzoletto dal mio piccolo marsupio e mi asciugo la prima lacrima, credo sia stata una goccia di rugiada, proprio come nelle favole che mi leggeva la maestra a scuola, sono certa di trovarmi all’interno di un romanzo, credo sia “Lo Strabilisco”.

Deve essere per forza un sogno, io non credo di aver pensato in quel momento, l’incredulità e l’emozione hanno avuto il sopravvento.

Mi desta dal sogno la voce della mia guida dagli occhi color dell’acqua, contrastanti quello della pelle ambrata.

La sua voce e il cinguettio di alcuni uccelli mi cullano e intanto mi accorgo di star passeggiando.

Ancora le altre persone non sono entrate e quello che mi invade è una gradevole sensazione di pace.

Passeggiamo ancora e ancora, lo percorriamo tutto intorno ammirando ogni suo dettaglio, quei fiori intagliati nel marmo, uno ad uno, quei petali successivamente decorati con lapislazzuli e altre pietre provenienti da varie parti del mondo.

Entriamo e le due tombe erette mi guardano come se stessero osservando proprio me.

Mi si stringe il cuore e penso all’amore.

Usciamo ancora e le nuvole se ne stanno andando via, piano piano, proprio come in un sogno, ancora non posso svegliarmi.

Non gli tolgo gli occhi di dosso, lo faccio delicatamente, ma non lo mollo nemmeno per un secondo, mi fermo più volte, per fotografare e semplicemente per osservare.

Giriamo ancora e ancora, toccando le sue pareti e il suo suolo ma anche aggirandolo dai giardini che lo circondano.

Il tempo scorre così velocemente che vorrei poter semplicemente stringere il pugno per tenerlo più a lungo possibile, così, vicino a me.

Solo adesso mi ricordo che non sto sognando e che le ore sono passate e allora mollo la presa, ruoto la testa staccandogli per la prima volta lo sguardo e gli volto le spalle.

Ma non funziona, il nodo alla gola stringe ancora e, lo so, non mi riescono proprio gli addii, proprio per niente.

Mi giro di scatto e mi fermo, la mia guida dagli occhi turchini sembra avermi letto dentro, si blocca, distante da me e non parla.

Rimango immobile, in piedi e ci guardiamo per l’ultima volta.

Mi scende ancora una lacrima, mi asciugo e respiro profondamente, capisco sia davvero arrivata l’ora di salutarci.

La mia guida mi riporta nuovamente alla realtà e mi chiede se va tutto bene, mi volto e gli sorrido, tutto bene.

Ripercorriamo la stessa strada ma questa volta mi sembra infinita.

Dalle nostre bocche non esce nemmeno una parola.

Guardo in basso e proseguo.

Mi accordo di stare ridendo.

Adesso so, dal profondo della mia anima che non era un addio, non può essere stato un addio.

È qui che si conclude il mio viaggio in India.
È lì che ho lasciato tutte le mie energie e tutte le emozioni che durante la strada ho accumulato.
È lì che sono rimasta per molto tempo anche quando fisicamente non c’ero più.

Per concludere posso dire che viaggiare in India, da sola, è stata la scelta migliore che potessi fare.

Viaggiare in India, da sola, mi ha alimentato la mia voglia di fare più spesso viaggi così, in solitaria che oltre ad essere avventure sulla Terra sono veri e propri viaggi interiori.

Viaggiare in India, da soli o no, si rivelerà un vero e proprio viaggio della vita.

Viaggiare in India è un’esperienza di vita.


Se volete anche voi vivere le esperienze che ho vissuto io, potrete prenotare autonomamente la vostra avventura nell’avventura grazie a Civitatis

Enne

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Ciao, sono

Noemi

Viaggiatrice e Travel Designer certificata all’Accademia del Turismo

Esploro terre lontane e trasformo i miei viaggi in avventure per altri viaggiatori organizzando viaggi su misura con l’aiuto di collaboratori locali nel mondo ed esperti.

Chi sono

Sono una folle amante del mondo ed è da questa immensa passione che è nato Le Avventure di Enne.

Quello che è successo fino ad ora nella mia vita ho provato a raccontarlo QUI >>

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